La Natura svelata - Prima Parte : il reportage

di Daniela Schifano - Foto di Gianluca Musso

Museo Orto Botanico di Roma, 20-21 Dicembre 2014
 
"Non si può impedire alle foglie di cadere ed ai fiori di appassire ma anche un ramo spoglio può comunicare più di quello che ha" : ecco il punto di partenza, lo spunto culturale di questa nuova proposta  con cui l'Associazione "Shizuka Bonsai e Suiseki" ha ravvivato un periodo in genere dedicato ai tanti stereotipi decembrini. Alle porte del Natale, infatti, si è svolta a Roma, nelle strutture del Museo Orto Botanico, la manifestazione "Natura svelata : la magia delle caducifoglie", dedicata all'osservazione dei bonsai che nella loro fase di quiescenza invernale, privi delle foglie che sanno dare frescura e riparo, mettono a nudo la loro perfetta impalcatura, la forma e l'essenza.
"E’ nel nudo, nell’intimità dell’essere che si apprezza la vera bellezza… l’uomo è legato in maniera indissolubile a Madre Natura. Molto spesso si vive di apparenza, perseguendo falsi stereotipi di vita che il più delle volte non riflettono realmente il proprio essere, e così come la natura sfoggia colori floreali e sfumature fogliari, anche l’uomo fa suoi quei comportamenti sociali per meglio emergere e prevalere nella società. Ma vi è un periodo ciclico in cui la Natura si mostra nuda, facendo risaltare al meglio la propria struttura, le proprie forme, con l’eleganza dei rami spogli. Un intimistico mettersi a nudo che anche l’uomo deve far suo per appropriarsi realmente di una vita che sia più vera, semplice e reale. Non vi è nulla di più coerente di mostrarsi realmente per quelli che siamo." Con queste parole uno degli ideatori ed artefici di questo evento, Cosimo Pepe, ha proposto una delle possibili letture che un albero spoglio ci suggerisce : mettere a nudo noi stessi, svelando e rivelando qualcosa nella nostra effettiva natura, eliminando gli abiti mentali con cui ci paludiamo. Attenzione.. la nudità spesso è impietosa ma  "mettere a nudo l’uomo non significa volerlo lasciare sguarnito, ma consiste nel demistificare tutti gli orpelli con cui si è rivestito, orpelli che sono diventati vesti forse lussuose, ma inutili, armature o camicie di forza, o forse arrotolate soltanto attorno al corpo di una mummia." (da "La nudità umana" di Jean Brun).
Lasciando l'uomo e tornando all'estetica di un albero privo di foglie, non si può non apprezzarne la sua bellezza essenziale, quel protrarsi senza incertezze verso la luce, quell'andare inconsapevole verso il domani e verso le foglie che verranno.

Eppure, l'uomo occidentale pone la sua attenzione sulla foglia che non c'è più... trovando spunto per riflettere sull'implacabile scorrere del tempo, sulla caducità della vita umana, e sulla impermanenza dell'essere umano. Soldati. Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie.” recita in un unico verso una famosa poesia di Giuseppe Ungaretti, sottolineando l'incertezza e la precarietà della vita umana, così simile ad una foglia autunnale che sta per perdersi per sempre.
Esperienza dolorosa, quindi, per l'uomo occidentale che ancora nel pieno dell'estate immagina l'arrivo delle stagioni fredde e si intristisce pensando che tutto sfiorirà : il godimento del bello  viene svilito dalla interferenza perturbatrice e dolorosa della caducità. E' come se l'uomo occidentale considerasse la Bellezza e la Perfezione come il congelamento dell’espressione materiale di un essere (pianta, uomo, animale, paesaggio) nel tempo e nello spazio.

   
Eppure ....    

Chiranedomo

kanete zo oshiki

momijiba wa

ima wa kagiri no

iro to mitsureba.

 
"Non cadono ancora;

eppure già rimpiango le radiose foglie d'autunno,
 
ora che le vedo nel loro massimo splendore"



Siamo in un' altra dimensione poetica, che ha preso una strada diversa nell'espressione artistica del Bello. Questi versi, di un poeta giapponese anonimo, pur riferendosi alle stesse foglie autunnali citate da Ungaretti, ne esaltano la fugacità : esse sono belle perchè verranno rimpiante e l’intensità della loro bellezza è direttamente proporzionale al loro ineluttabile tramonto. Secondo la filosofia classica giapponese, la realtà è in un continuo cambiamento, usando un termine buddhista, è impermanente : "qualsiasi cosa è, sarà, era" : il valore estetico di Mujō (impermanenza) fu fondamentale nella seconda metà del periodo Heian (794-1185) ed avrà il suo apice nel periodo successivo,  quando il buddhismo troverà la sua massima penetrazione nella cultura giapponese. La vera Bellezza è nella naturalezza, non tanto di ciò che è duraturo e costante, ma piuttosto di quelle manifestazioni più fragili e caduche, o anche discontinue o mutevoli, come l'alternarsi delle stagioni, in quanto "tutte le cose sono una evoluzione o un dissolvimento nel nulla", un nulla ricco di potenzialità e di dinamica, in un flusso continuo come quello del mare, mai uguale a se stesso.

  "Proprio perchè cadono ci attraggono i fiori di ciliegio.
Cosa può durare in questo mondo fluttuante ?"


Nell'effimero e nell'infinitamente fragile si può percepire l'eterna bellezza propria di ogni istante e provare così una sorta di empatia emotiva, che può provocare tristezza, malinconia, commozione : è il sentimento del mono no aware, un'altro ideale estetico che fiorisce nell'epoca Heian e di cui è permeato il Genji Monogatari (Il racconto di Genji), il capolavoro della letteratura giapponese scritto nell'XI secolo dalla dama di corte Murasaki Shikibu.
Tutto il romanzo è permeato della poetica del mono no aware ed il discorso che il principe Genji pronuncia quando è ormai prossimo alla morte è forse il più significativo: parole di nostalgia, permeate di quella sensibilità delle cose di cui il romanzo si farà simbolo nei secoli seguenti :
"Non mi lamento di un destino che condivido con i fiori, con gli insetti, con gli astri.
Dipinto di Gyoshu Hayami ( 1894 – 1935)    In un universo dove tutto passa come un sogno, non ci perdoneremmo di durare per sempre."
Questi concetti dell'estetica giapponese sono stati il tema della conferenza del prof. Aldo Tollini, "Eppure già rimpiango le foglie d'autunno : l'impermanenza nella cultura e nell'estetica giapponese", nel pomeriggio della domenica.  Gli incontri culturali, che sono stati trasmessi in diretta sul web, hanno proposto a seguire le conferenze di Edoardo Rossi, sull'argomento "Le caducifoglie : l'aspetto femminile del bonsai" e di Luca Bragazzi,  su : "I colori delle piante, gli aspetti fisiologici ed il ruolo nei pigmenti".
Ma già la giornata del sabato ha visto la presentazione di due importanti libri: “Il linguaggio muto della Natura” a cura di Lorenzo Casadei e dell’Associazione Shizuka Bonsai e Suiseki, e il nuovo testo di Sandro Segneri dal titolo “Sentieri Bonsai Vol. II – sine qua non”.  A seguire, un dibattito a porte aperte dal titolo “Bonsai. Evoluzione e tradizione“, durante il quale i relatori Lorenzo Agnoletti, Edoardo Rossi, Francesco Santini, Sandro Segneri e Aldo Tollini si sono confrontati con un pubblico interessato e coinvolto. 
Quindi, un bonsai spoglio questo può suggerire, a colui che ne coglie il fascino e si interroga. Le luci hanno creato innumerevoli giochi di riflessi, trasformando i rami spogli in delicati merletti danzanti :
   
 
Abbiamo potuto ammirare i bonsai di Lorenzo Agnoletti, Sergio Biagi, Luca Bragazzi, Franco Cecconi, E. Canani, Nicola Crivelli, Vincenzo Dominizi, Enzo Ferrari, Antonio Guarracino, Napoli Bonsai Club, Mario Pedrazzetti, Edoardo Rossi, Franceso Santini, Sandro Segneri e Shin Zhong Quan.
Non sono mancati i suiseki, rappresentati dalle pietre di Antonio Acampora, Angelo Attinà, Fabrizio Buccini, Felice Colombari, Giuseppe Cordone, Ninh Huu Hiep, Claudio Nuti, Luciana Queirolo, Daniela Schifano, Lorenzo Sonzini, Pina Sorrentino e Umberto Ziniti, a cui dedico una pagina a parte.
Non esistono vincitori, perchè anche questa volta è stato scelto di non assegnare premi : nonostante questo, o forse proprio per questo, la partecipazione è stata imponente, a voler indicare che se la proposta culturale è coinvolgente il vero premio è esserci e non sono necessari altri stimoli.

La presenza di altre arti giapponesi ha completato sinergicamente la mostra : ikebana, shodo, aikido, senza dimenticare la personale di Sergio Biagi, che ha esposto alcuni tavoli di nuova creazione, come il tavolo a doppio piano, chiamato 'Incensiere', perchè sul ripano inferiore veniva collocato un bruciatore di incenso.
Inoltre, il suo Pinus densiflora ha fatto compagnia alle pietre, in un tokonoma appositamente allestito nella sala dei suiseki.

   
 

E sono ai ringraziamenti : per l'ospitalità al Museo Orto Botanico e quindi al suo direttore, prof. Blasi, che dopo l'entusiasmo per la mostra primaverile 'Il Linguaggio Muto della Natura" ha fortemente voluto quello che lui stesso ha definito 'un richiamino' : per non dimenticare, per dare un seguito immediato al progetto di divulgazione del rapporto tra arte, cultura giapponese e natura.

E grazie all'Associazione "Shizuka Bonsai e Suiseki", il cui entusiamo ed impegno sono indispensabili per concretizzare un progetto così complesso e variegato nelle proposte  : Paco e Cosimo, siete stati grandi BIS  !

 
 

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