Miyabi Bonsai Ten
di Daniela Schifano
Gorgo al Monticano (Treviso), 5 - 6 Ottobre 2013
Miyabi è un termine giapponese utilizzato nel periodo Heian, e significa cortese raffinatezza, eleganza, capacità di godere dei piaceri della quiete. Ed in un'isola di tranquillità e ricercatezza, nella campagna trevigiana, la Scuola d'Arte Bonsai ambienta la prima edizione della Miyabi Bonsai Ten, scegliendo non solo una antica dimora dell'aristocrazia veneziana, Villa Foscarini Cornaro, ma anche una formula che premia senza premi. Riservata agli Istruttori ed Allievi della Scuola d'Arte Bonsai, al fine di confrontarsi e di diffondere gli insegnamenti appresi, sono stata invitata in qualità di gradito ospite... senza premi ? Certo che sì ! Anzi, per me era l'occasione che aspettavo, a dimostrazione che non solo i premi muovono le persone e riempiono le sale espositive. Trovo una curiosa analogia : l'anno è per me iniziato a Napoli, nelle sale affrescate di Villa Campolieto, e termina con un soggiorno in questo suggestivo relais, elegante ma anche ricco di spunti curiosi. Villa Foscarini Cornaro nasce come residenza cinquecentesca dei più bei nomi dell'aristrocrazia veneziana, ed è stata ristrutturata creando un albergo signorile e riservato e sfruttando al meglio tutti gli ambienti, dal granaio dove si allevavano bachi da seta alle vecchie scuderie, dalla cantina alla Torre Colombaia.
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La sala della prima colazione... |
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Mi sembrava un enorme trompe l'oeil... invece è l'archivio Foscarini, riproduzione di una grande Biblioteca con copie di libri di ogni argomento e genere, tra cui fanno mostra di sè oggetti di antiquariato e di modernariato. |
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La 'finta' biblioteca è all'aperto, lungo il viale dove era posizionato il mercatino, protetta per fortuna da una profonda tettoia. E' possibile sedersi davanti ad essa e farsi servire un aperitivo... |
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L'Orangerie... originariamente un piccolo giardino d'inverno ricco di piante e fiori. |
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Architetture
tra il verde |
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Nella ex cantina, c'è ancora modo di utilizzare le vecchie bottiglie, mentre all'esterno si spegne la luce del giorno. |
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Sede elegante e ricercata, quindi, ottima scelta per questa due giorni dedicata al bonsai, al suiseki ed al kusamono, in un ponte che ancora una volta si apre tra la Serenissima e il misterioso Oriente : la cerimonia del te', il Kiu do - il tradizionale tiro con l'arco -, il sumi-e, l'ikebana, la ceramica, la pratica dello Zazen, le lavorazioni bonsai del maestro Masashi Hirao, allievo di Saburo Kato. |
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A sinistra,
Igor Carino nelle prime fasi della realizzazione di un vaso da kusamono
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A destra, i partecipanti al workshop sul sumi-e, tenuto dal maestro Shoko Koike
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Ma anche interessanti conferenze, come quella di Silvia Orsi sul kusamono, di Francesco Merlo sulle 'Rocce nel giardino giapponese', ed il commento alle pietre esposte a cura dell'ospite d'onore Luciana Queirolo hanno riempito le nostre giornate. |
La zona espositiva era di ben 600 metri quadri, e vi hanno trovato posto un centinaio di bonsai, trentuno suiseki e una decina di kusamono. L'organizzazione era curatissima, con grande impegno di tutti i soci della Scuola d'Arte che non hanno mai lasciato soli gli espositori. Mi ha molto colpito la collaborazione nella fase dell'allestimento, alla ricerca della migliore armonia generale. E grande attenzione è stata posta anche alla questione 'sicurezza', al fine di salvaguardare ogni singolo oggetto portato in mostra. L'allestimento era in stile hirakazari, ma con spazi molto ampi a disposizione di ogni singola pianta, sia in lunghezza che in profondità. Inoltre, le esposizioni erano anonime : per i bonsai erano segnalati lo stile e la specie botanica in mostra, e per i suiseki il solo nome poetico, quando segnalato dall'espositore. |
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I suiseki sono stati sapientemente alternati con i kusamono, composizioni di più specie di erbacee che difficilmente troviamo esposti nelle mostre. |
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Un kusamono di Igor Carino |
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Un kusamono di Edoardo Rossi |
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I suiseki esposti, rigorosamente anonimi, erano presentati dagli Istruttori ed Allievi della Scuola d'Arte Bonsai, e dagli ospiti Luciana Queirolo, Angelo Attinà, ed io. Da un certo punto di vista mi spiace non poterVi segnalare i nomi degli espositori, perchè non posso dare giusto merito a coloro che hanno partecipato con vero entusiasmo. Non sempre le pietre erano esposte con elementi di accompagnamento, quindi non in tutti i casi ho fotografato l'esposizione.
Nonostante l'anonimato, spendo due parole sulla pietra da me esposta per la prima volta, una Kibune-Kamogawa-ishi rappresentante una pozza, più che altro per spiegare didatticamente l'esposizione nel suo insieme. |
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Esposta su un vassoio e su una semplice jiita, per far meglio apprezzare la cavità della pozza, le ho abbinato un kakejiku dove un uccellino volteggia sopra l'acqua, per bere o per giocare, sotto l'ombra dei rami di un pino. Ebbene, l'uccellino è una cinciallegra, ed il pino è il suo ambiente naturale. Pur sapendo che la cinciallegra è un simbolo autunnale, ne ho chiesto conferma ad Antonio Acampora, presidente onorario del Napoli Bonsai Club, che ha aggiunto: "Per quanto riguarda la cinciallegra (parus majior) è un uccello che rievoca l’autunno in Giappone poiché presenta un petto giallo dorato, rispetto a quella europea che è più verde. In giapponese "cinciallegra" si dice shijuukara (pronuncia: scigiuucara). Gli ideogrammi hanno il seguente significato: 四SHI = 4, 十JUU = 10, 雀KARA = famiglia dei Paridi. Tuttavia la vera origine del nome viene da una frase giapponese che dice "che si muove freneticamente di continuo" e questo di continuo si dice shiju. Gli ideogrammi sono stati sostituiti successivamente con SHIJU = 40 stando a significare che la cinciallegra ha il valore di 40 passeri !" |
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Ritengo che nulla sia mai abbastanza per praticare queste difficili arti con consapevolezza. "Come dice Susumu Sudo: l'esposizione richiede studio ma il metodo non è mai l'obiettivo: la qualità e l'arte lo sono. Lo scopo sia del Bonsai sia del Suiseki è questo, gusto ed eleganza." Queste le parole di Antonio, che ancora si ricollegano a quel concetto di eleganza con cui ho iniziato questo articolo e che ha permeato l'intera manifestazione. |
Ringrazio tutti i soci della Scuola d'Arte Bonsai, per l'opportunità di vivere questa esperienza, per l'impegno profuso, per la calda accoglienza. Ma, in modo particolare, un grazie a Igor Carino, che mi ha invitato, e ad Andreas Geremia, in cui ho colto una passione sincera per le pietre, e che spero di vedere presto nella grande famiglia AIAS. Infine ringrazio anche la pittrice giapponese Shoko Okumura, che ha realizzato per me il kakejiku "Matsu ni Shijuukara" ('Il pino e la cinciallegra'), Antonio Acampora, per i suoi preziosi consigli, e Claudio Nuti, un amico che con grande generosità mi ha permesso di usare un suo oggetto di grande fascino, un doban in bronzo. |
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I suiseki in mostra |
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"Spazio" |
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"Dove si contano le stelle" |
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"Profondità marine" |
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"In montagna con gli amici cercando di capire" |
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"Geisha" |
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"Estate indiana" |
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"Scogliera" |
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"Altopiano" |
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"Collina" |
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"La Vita" |
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"L'isola che non c'è" |
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"Isola" |
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"A Carlo" |
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"Sfiora il cuore il sole d'autunno"
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"La dimora della Tigre Bianca"
Tokonoma di uscita |
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